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30 gennaio 2003
 
Nel sito bibliolab c'è una rassegna delle case coloniche tradizionali italiane. Le foto non sono un granché, tuttavia rendono l'idea della varietà di forme che l'abitazione rurale assunse in relazione all'ambiente naturale e alla struttura economica delle varie regioni.
Il casone veneto colpisce per il tetto: la copertura in paglia può apparire primitiva e poco funzionale solo a chi non ha mai partecipato alla costruzione di un pagliaio.

Si faceva così: d'estate l'erba era tagliata lunga e lasciata asciugare al sole, quindi raccolta e trasportata col carro nelle vicinanze di un lungo palo infisso nel terreno (stollo), possibilmente di cipresso o di altra essenza resistente alle intemperie. Il contadino cominciava a deporre piccole quantità di fieno ben disteso (poste), disponendole a spirale intorno allo stollo e pressando col proprio peso quelle sottostanti. Quando il pagliaio cominciava ad innalzarsi, le poste erano issate con forche dai manici sempre più lunghi verso il costruttore che rimaneva sulla sommità del cumulo finchè il diametro del pagliaio non si restringeva fino a terminare in forma di cono. Il lavoro era terminato.
D'inverno il pagliaio forniva cibo e giacigli per gli animali della stalla. Il fieno era prelevato dalla parte inferiore mentre il cono superiore intatto proteggeva la struttura dalla pioggia senza ostacolare l'aerazione. Pochi centimetri sotto lo strato esterno, il materiale si conservava perfettamente anche per anni.

Un fienile fatto di fieno: semplice, geniale, totalmente biodegradabile.



Giovanni Fattori     "Pagliaio"







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